Sport e proletariato: una storia d’amore

“Spesso si sente dire che lo sport dovrebbe essere apolitico. Ma nella misura in cui è la vita stessa ad essere politica, dovrebbe essere naturale, anche ai massimi livelli sportivi, trovare chi si espone contro le ingiustizie. Purtroppo così non è e figure come Peter Norman, Tommie Smith e John Carlos ci appaiono, ancora oggi, come eroiche eccezioni”. L’edizione 2017 di Achtung Banditen si apre questo sabato al Chiringuito di San Paolo con la presentazione di Sport e proletariato. Una storia di stampa sportiva, di atleti e di lotta di classe, un libro di Alberto Di Monte edito da Mursia Editore.

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La recensione de “La bottega del Barbieri

Sport e Proletariato era un “settimanale sportivo che recava disturbo non solo al fascismo, cercando di sottrargli un suo spazio d’iniziativa a cui annetteva una considerevole importanza, ma pure alla Gazzetta dello Sport, che in quegli anni, alla testa del suo consiglio di amministrazione, annoverava, in patente conflitto d’interessi, risultando contemporaneamente presidente del Coni, un personaggio del peso politico di Aldo Finzi”. Queste parole, scritte da Aldo Giuntini, consigliere della Società italiana di Storia dello Sport, nella prefazione di Sport e Proletariato. Una storia di stampa sportiva, di atleti e di lotta di classe, descrivono bene quello che rappresentava questo settimanale che parlava di sport prestando attenzione all’agonismo in versione popolare.

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